DISABILITÀ

L’ICF pone al centro del suo pensiero un nuovo concetto di intendere la disabilità. Infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità mediante tale strumento (ICF) vuole evidenziare non i deficit che rendono precarie le condizioni di vita delle persone, ma vuole essere un concetto inserito in un continuum multidimensionale. Ognuno di noi può trovarsi in un contesto ambientale precario e ciò può causare disabilità. E’ in tale ambito che l’ICF si pone come classificatore della salute, prendendo in considerazione gli aspetti sociali della disabilità: se, ad esempio, una persona ha difficoltà in ambito lavorativo, ha poca importanza se la causa del suo disagio è di natura fisica, psichica o sensoriale. Ciò che importa è intervenire sul contesto sociale costruendo reti di servizi significativi che riducano la disabilità.

L’applicazione universale dell’ICF emerge nella misura in cui la disabilità non viene considerata un problema di un gruppo minoritario all’interno di una comunità, ma un’esperienza che tutti, nell’arco della vita, possono sperimentare. L’OMS, attraverso l’ICF, propone un modello di disabilità universale, applicabile a qualsiasi persona, normodotata o diversamente abile. L’approccio integrato della classificazione si esprime tramite l’analisi dettagliata di tutte le dimensioni esistenziali dell’individuo, poste sullo stesso piano, senza distinzioni sulle possibili cause. E’ fondamentale costruire una rete con i servizi del territorio per rispondere ai bisogni educativi delle persone e delle loro famiglie. Si tratta cioè di garantire un flusso costante tra servizi e famiglie, perché non si può rinunciare alla famiglia nel percorso di sostegno, ma non si può nemmeno lasciare sola la famiglia che ha bisogno di acquisire competenze a sostegno della crescita e dell’autonomia dei bambini. L’ ICF-CY mette in luce come tutti gli operatori dovrebbero saper mettere il bambino ed il suo ambiente al centro della progettazione di cura e presa in carico, dall’altro considera irrinunciabile il coinvolgimento attivo della famiglia. La crescita è un processo dinamico interdipendente tra la persona con disabilità, i familiari o altri care-giver presenti nei contesti di vita e quindi il funzionamento del bambino non può essere pensato isolatamente, ma piuttosto sempre e soltanto nel contesto di vita. La scuola quale agenzia formativa dovrebbe costituire un contesto privilegiato nel fornire alte competenze pedagogiche, aggiornati strumenti didattici e metodologie educative tese al successo formativo di ogni bambino o ragazzo.

DOCENTE F.S.
Dott.sa Zavattiero Paola